Rientrano in questo storico filone di attività tutti i progetti di ricerca e di intervento che pongono alla base la partecipazione di attori localizzati alla definizione delle strategie di sviluppo del territorio e la mobilitazione delle risorse disponibili con l’obiettivo di farne un contesto/strumento capace di intervenire sulla dialettica tra istanze dei luoghi e dinamiche espressione della dimensione dei flussi deterritorializzati con la finalità di produrre forme di integrazione sistemica, di governance e di inclusione sociale.
2024
Monza e Brianza 2050
Committente: •Assolombarda
La Brianza vista oggi ma con l’occhio rivolto agli scenari futuri è un territorio nel mezzo della transizione di un nuovo ciclo tecnologico, sociale, ambientale le cui conseguenze sono già tra noi, ma si fatica a definire in modi precisi. La Brianza è un territorio che sta vivendo una mutazione genetica molecolare.Assolombarda ha voluto indagare questa trasformazione anche attraverso un percorso strutturato di ascolto di diverse categorie di attori locali (imprese, amministrazioni locali, utility, terzo settore, mondo della ricerca, ecc). Le interviste svolte raccontano un territorio che ha mantenuto grandi punti di forza (soprattutto industriale) e, a partire da convenienze di ambiente e di prossimità, può esercitare nel futuro forti capacità attrattive (demografiche e produttive), giocando i propri punti di forza dentro la crescente integrazione con le dinamiche di Milano. Da qui però anche alcuni scenari di rischio e di minacce, che pure sono emersi.Dalle interviste si evince che è in atto una scomposizione della Brianza in diverse traiettorie di sviluppo e metamorfosi, che mettono in evidenza cambiamenti nella composizione produttiva, sociale e demografica, culturale, nelle forme di coesione sociale, della governance, ecc. Scomposizione che crescerà. Occorre partire da qui per ragionare di scenari e di governance territoriale in senso ampio. La domanda di intervento che emerge dalle interviste riguarda una ripresa di controllo del modello della città infinita, che si espandeva per pura proliferazione ed estensione, e le potenzialità di una alleanza tra città (sindaci), imprese, reti infrastrutturali e loro gestori, tessuto del Terzo Settore per un percorso di definizione di scenari condivisi, con l’orizzonte di un Piano Strategico della Brianza come territorio macro-urbano.Vettori della scomposizione sono in primo luogo la trasformazione e l’allargamento dello spazio metropolitano, della regione urbana milanese di cui la Brianza è già parte integrante sotto molteplici aspetti, e lo sarà sempre di più. Al centro è dunque la trasformazione della Brianza e della sua identità come componenti della trasformazione di Milano metropoli policentrica, con un ruolo forte delle reti infrastrutturali come vettori di cambiamento. Ragionando di scenari futuri, il problema non è più nel confronto tra Brianza e Milano, ma nel confronto tra diverse traiettorie di sviluppo che caratterizzano entrambe come parti di una medesima piattaforma metropolitana.Se si guarda al futuro occorre parlare di diverse “Brianze” in movimento lungo traiettorie differenti. Una di queste traiettorie riguarda l’identità del territorio e su questo è da sottolineare che la gran parte dei testimoni intervistati declinano l’identità della Brianza tutta centrata sulla forza dell’impresa. Ma è ancora sufficiente? L’impresa non tiene se non guarda ad altre dimensioni sociali del vivere, non sovradeterminate dall’economico.
2024
Viaggio nella piattaforma alpina in divenire
Committente: •Millemiglia
Il piccolo-grande viaggio alpino proposto da 1000Miglia nell’ambito della Coppa delle Alpi tenutasi tra fine aprile e inizio maggio 2024 ha inteso favorire la rappresentazione delle buone pratiche territoriali, contribuire al dibattito culturale di scambio transalpino partendo dallo scambio orizzontale tra comunità locali e professionali consapevoli, senza tralasciare la dimensione verticale dei grandi processi economici, sociali ed istituzionali che impattano sulle Alpi cambiandone gli assetti ereditati da un passato ancora vivo, scavando nelle radici antropologiche. In quest’ottica è stato progettato e messo in campo, con l’aiuto del Consorzio Aaster, un piccolo contenitore transnazionale di riflessione e di scambio di esperienze, che si è configurato come format itinerante declinato per temi connessi alle località toccate dalla corsa. Cinque i temi proposti per questa prima edizione sperimentale: agricoltura, artigianato, cultura, turismo, energia, che sono stati abbinati alle diverse località toccate dalla manifestazione attraverso il coinvolgimento dei rappresentanti delle comunità locali: Trieste, Kranjska Gora, Cortina, Brunico, Seefeld, Livigno, St Moritz, Vaduz, Lucerna, Gstaad, Chamonix e Courmayeur, dove si è concluso il viaggio cercando di trarne una sintesi nel corso del forum di chiusura. In quell’occasione si è compreso che questa prima sfida ha messo un mattone nella costruzione di quella che mi piace chiamare “lobby alpina”, volendo dare un’accezione leggera ad una locuzione che può apparire pretenziosa e supponente. In quest’ottica è stata messa a punto una piccola “carta” di impegno che non è solo una legacy ma è un modo per tenere traccia e rilanciare l’azione nei prossimi anni.
2024
La metamorfosi dei territori:
coesione territoriale e coesione sociale
coesione territoriale e coesione sociale
Committente: •Regione Emilia Romagna
Il percorso di ricerca AAster si è articolato in oltre 50 interviste a testimoni privilegiati delle istituzioni locali, della dirigenza regionale, imprenditori, dirigenti delle rappresentanze economiche, della cooperazione, operatori della filiera turistica, dell’università. Un lavoro di taglio qualitativo che ha provato a comporre due tipi di informazioni: diagnosi e valutazioni sul percorso di crescita che ha portato l’Emilia-Romagna a posizionarsi in cima alle classifiche della crescita regionale italiana; segnali e suggestioni utili a definire le sfide che la regione ha davanti per mantenere un sentiero di qualificazione dello sviluppo in un contesto in veloce cambiamento. Senza eccessive pretese di sistematicità, e con una logica da bricolage. Insomma, quel “gran pezzo dell’Emilia” come la definiva Edmondo Berselli, è ancora un laboratorio territoriale per quanto sotto “stress”?Per muoverci in questa complessità, sono state utilizzate due chiavi di lettura. La prima interpreta la corsa con cui l’Emilia-Romagna post-2008 è arrivata nelle posizioni di testa della nuova geografia della crescita industriale (il LOVER, Lombardia-Veneto-Emilia-Romagna), come una transizione dal “non più al non ancora”, laddove il “non più” è rappresentato dal mix di policy, modelli produttivi, forme di governance, capacità istituzionali di reinventarsi, accumulate nei cicli lunghi dello sviluppo, dagli anni ’60 con i distretti industriali che si verticalizzano in filiere nel passaggio di secolo e poi dopo il 2008 con il rafforzarsi delle imprese leader (le attuali eccellenze) e le politiche regionali ad accompagnarne la crescita anche nelle traversie del terremoto. In Emilia non si è avuta deindustrializzazione e anche poca delocalizzazione: anzi, si è avuta neoindustrializzazione. Dunque un “non più” che in realtà perdura e trascolora, orienta il processo in corso, facendo da ponte verso il “non ancora”. Oggi nella visione degli attori, l’Emilia-Romagna è in una terra di mezzo tra questa eredità di accompagnamento all’eccellenza e il dispiegarsi di un “non ancora”, composto da sfide, opportunità ma anche faglie sociali e contraddizioni della società che viene avanti, ma verso la quale si fatica ancora ad elaborare visioni che consentano di incidere sul suo divenire. Due sfide emergono in particolare: la necessità di un salto di scala nelle politiche regionali verso l’alto dei livelli nazionale ed europeo per far fronte ai nuovi assetti della globalizzazione; i limiti sociali e ambientali della corsa emiliano-romagnola, esemplificati dall’innalzamento dei costi della riproduzione sociale nella piattaforma urbano-industriale della Via Emilia, la fatica del rigenerare nuove forme di coesione sociale e coesione territoriale. Lavorare sulla dimensione del “non ancora” significa porsi il problema di come fare il salto dal modello delle “Valley” come politica industriale e rappresentazione iconica della varietà di specializzazioni forti, alle piattaforme territoriali come “nuova sintesi sociale” tra crescita e coesione.
2021
Fondazione Democenter
Committente: •Fondazione Democenter
Il tema dell’innovazione sociale pur presentando una lunga storia, ha conosciuto una ascesa spettacolare soprattutto dopo lo scoppio della crisi economica e finanziaria del 2008-2009. Condivisione, collaborazione, reciprocità, contribuzione, fino all’affermarsi del tema generale della sostenibilità, sono concetti che costruiscono una matrice simbolica e normativa non solo del discorso sociale, ma di molti dispositivi di politiche pubbliche soprattutto nel contesto europeo. Tratto comune ne è il carattere liminale, ibrido, programmaticamente spurio, il suo essere esito di assemblaggi tra mercato, tecnologia, pubblico, civismo, ecc. Il concetto di innovazione sociale comprende oggi un vastissimo insieme di pratiche, culture, soggettività sociali e politiche pubbliche. Proprio per questo l’innovazione sociale deve essere considerata una particolare metodologia di azione pubblica fortemente influenzata dai differenti contesti geografici, storici e culturali. L’innovazione sociale non è un contenuto specifico da trasmettere eguale a sé stessa da un centro alle periferie, ma una metodologia di intervento le cui caratteristiche sostanziali dipendono da contesti e luoghi. Il tema centrale di questo “carotaggio” territoriale è l’esplorazione delle condizioni ambientali che possano favorire o al contrario ostacolare nel contesto territoriale della “Via Emilia”, pratiche di innovazione sociale intese soprattutto come costruzione di nuovi modelli di policy locale attraverso accordi di co-creazione del valore tra amministrazioni pubbliche e soggetti privati e/o sociali.
2021
Prosecco Superiore DOCG 2021
Committente:Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene
La rapida quanto esplosiva affermazione internazionale del Prosecco affonda le radici nelle comunità operose che hanno plasmato il territorio delle colline della Valdobbiadene, oggi diventate patrimonio Unesco. La crescita esponenziale della produzione conseguente al successo globale del prodotto fanno di questo territorio un caso studio sulla necessità di individuare forme di governo locale dell’impatto dei flussi sui luoghi, anche quando i flussi si configurano come processi di crescita economica accelerata, ponendo in forte tensione gli assetti socioeconomici e antropologici che sono stati alla base dello sviluppo del prodotto. Il report si è posto l’obiettivo di alimentare una coscienza di luogo che tenga assieme la sfera dei valori comunitari, la pressione di interessi economici sempre più complessi e la sfida tra esigenze produttive e necessità riproduttive delle condizioni sociali e ambientali dello sviluppo, inteso come processo di civilizzazione oltre la semplice idea di crescita economica.
2017
Rigenerare i territori partendo dalla terra – Lo spirito della Smart Land
Committente: Progetto ARCA – Agricoltura per la Rigenerazione Controllata dell’Ambiente (2018)
Nel corso del 2017 AASTER ha compiuto, su incarico dei soci fondatori della società benefit Progetto ARCA – Rigenerazione territoriale, società benefit, un percorso di ricerca azione finalizzato a ricostruire il contesto territoriale della Vallesina (MC), all’interno del quale si colloca il Progetto ARCA. L’obiettivo della fase di indagine e ascolto è stato quello di definire un percorso d’implementazione e attivazione di processi di animazione orientati a valorizzare il ruolo dell’ agricoltore in una filiera basata su un modello agricolo innovativo e remunerativo. A tal fine si è indagato sulle dinamiche evolutive dell’agricoltura di questo territorio, sulle sue potenzialità di innovazione che oggi possono essere realizzate a partire dall’interazione tra le pratiche che oggi caratterizzano l’attività agricola, l’attività manifatturiera e l’azione istituzionale.
2016
Bergamo Smart Land: la rete dell’intelligenza territoriale
Committente: Impresa&Territorio
Quando si parla in senso esteso di innovazione in relazione alla dimensione del territorio si pensa normalmente alla grande città, alla metropoli, alla smart city, laddove il territorio diffuso, ancorché industrializzato come quello bergamasco, tende ad essere percepito come insieme di luoghi incapaci di appropriarsi dei codici della modernità. L’idea di fondo del progetto, imperniato sull’accompagnamento territoriale degli stakeholders della piccola e media impresa diffusa, è stata quella di comprendere il complesso rapporto tra il tema dell’innovazione sociale ed economica e quella che possiamo definire la questione territoriale.Punto di partenza necessario una ridiscussione, scomposizione, delle idee di innovazione, sviluppo e crescita ricevute. La vera questione da affrontare è che nella società odierna della globalizzazione dispiegata, crescita e sviluppo possono benissimo presentarsi sganciate. Il rischio che abbiamo davanti è di società caratterizzate da una “crescita senza sviluppo” laddove non si realizzi un incontro virtuoso tra smart city e smart land.
2012
Il corridoio dell’Italia di Mezzo: per una nuova rappresentazione dal Tirreno all’Adriatico e oltre
Committente: Regione Toscana
Il dispiegarsi del paradigma della modernità che pone al centro la dialettica tra flussi e luoghi ha posto ormai da tempo sotto pressione il tradizionale assetto istituzionale ereditato dal ‘900 inducendo la ricerca di nuovi assetti di governo territoriali di interessi e funzioni a livello di piattaforme territoriali e macroregioni transregionali. Una ricerca di nuovi assetti istituzionali accelerati dalla crisi dei corpi intermedi e dalla difficile stagione attraversata dalle istituzioni regolative locali della democrazia politica ed economica. Nella fattispecie la Regione Toscana ha voluto indagare le prospettiva dell’Italia di mezzo (Toscana, Umbria e Marche): un’area le cui istanze sono rimaste schiacciate fra l’emergere di quella che è stata per un periodo la questione settentrionale e la permanenza di quella meridionale. Un’Italia di mezzo alla ricerca di un nuovo spazio di posizione e di rappresentazione dentro le trasformazioni prodotte da globalizzazione e crisi.
2024
La metamorfosi dei territori:
coesione territoriale e coesione sociale
coesione territoriale e coesione sociale
Committente: •Regione Emilia Romagna
Il percorso di ricerca AAster si è articolato in oltre 50 interviste a testimoni privilegiati delle istituzioni locali, della dirigenza regionale, imprenditori, dirigenti delle rappresentanze economiche, della cooperazione, operatori della filiera turistica, dell’università. Un lavoro di taglio qualitativo che ha provato a comporre due tipi di informazioni: diagnosi e valutazioni sul percorso di crescita che ha portato l’Emilia-Romagna a posizionarsi in cima alle classifiche della crescita regionale italiana; segnali e suggestioni utili a definire le sfide che la regione ha davanti per mantenere un sentiero di qualificazione dello sviluppo in un contesto in veloce cambiamento. Senza eccessive pretese di sistematicità, e con una logica da bricolage. Insomma, quel “gran pezzo dell’Emilia” come la definiva Edmondo Berselli, è ancora un laboratorio territoriale per quanto sotto “stress”?Per muoverci in questa complessità, sono state utilizzate due chiavi di lettura. La prima interpreta la corsa con cui l’Emilia-Romagna post-2008 è arrivata nelle posizioni di testa della nuova geografia della crescita industriale (il LOVER, Lombardia-Veneto-Emilia-Romagna), come una transizione dal “non più al non ancora”, laddove il “non più” è rappresentato dal mix di policy, modelli produttivi, forme di governance, capacità istituzionali di reinventarsi, accumulate nei cicli lunghi dello sviluppo, dagli anni ’60 con i distretti industriali che si verticalizzano in filiere nel passaggio di secolo e poi dopo il 2008 con il rafforzarsi delle imprese leader (le attuali eccellenze) e le politiche regionali ad accompagnarne la crescita anche nelle traversie del terremoto. In Emilia non si è avuta deindustrializzazione e anche poca delocalizzazione: anzi, si è avuta neoindustrializzazione. Dunque un “non più” che in realtà perdura e trascolora, orienta il processo in corso, facendo da ponte verso il “non ancora”. Oggi nella visione degli attori, l’Emilia-Romagna è in una terra di mezzo tra questa eredità di accompagnamento all’eccellenza e il dispiegarsi di un “non ancora”, composto da sfide, opportunità ma anche faglie sociali e contraddizioni della società che viene avanti, ma verso la quale si fatica ancora ad elaborare visioni che consentano di incidere sul suo divenire. Due sfide emergono in particolare: la necessità di un salto di scala nelle politiche regionali verso l’alto dei livelli nazionale ed europeo per far fronte ai nuovi assetti della globalizzazione; i limiti sociali e ambientali della corsa emiliano-romagnola, esemplificati dall’innalzamento dei costi della riproduzione sociale nella piattaforma urbano-industriale della Via Emilia, la fatica del rigenerare nuove forme di coesione sociale e coesione territoriale. Lavorare sulla dimensione del “non ancora” significa porsi il problema di come fare il salto dal modello delle “Valley” come politica industriale e rappresentazione iconica della varietà di specializzazioni forti, alle piattaforme territoriali come “nuova sintesi sociale” tra crescita e coesione.
2021
Fondazione Democenter
Committente: •Fondazione Democenter, Modena
Il tema dell’innovazione sociale pur presentando una lunga storia, ha conosciuto una ascesa spettacolare soprattutto dopo lo scoppio della crisi economica e finanziaria del 2008-2009. Condivisione, collaborazione, reciprocità, contribuzione, fino all’affermarsi del tema generale della sostenibilità, sono concetti che costruiscono una matrice simbolica e normativa non solo del discorso sociale, ma di molti dispositivi di politiche pubbliche soprattutto nel contesto europeo. Tratto comune ne è il carattere liminale, ibrido, programmaticamente spurio, il suo essere esito di assemblaggi tra mercato, tecnologia, pubblico, civismo, ecc. Il concetto di innovazione sociale comprende oggi un vastissimo insieme di pratiche, culture, soggettività sociali e politiche pubbliche. Proprio per questo l’innovazione sociale deve essere considerata una particolare metodologia di azione pubblica fortemente influenzata dai differenti contesti geografici, storici e culturali. L’innovazione sociale non è un contenuto specifico da trasmettere eguale a sé stessa da un centro alle periferie, ma una metodologia di intervento le cui caratteristiche sostanziali dipendono da contesti e luoghi. Il tema centrale di questo “carotaggio” territoriale è l’esplorazione delle condizioni ambientali che possano favorire o al contrario ostacolare nel contesto territoriale della “Via Emilia”, pratiche di innovazione sociale intese soprattutto come costruzione di nuovi modelli di policy locale attraverso accordi di co-creazione del valore tra amministrazioni pubbliche e soggetti privati e/o sociali.
2021
Prosecco Superiore DOCG 2021
Committente:Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene
La rapida quanto esplosiva affermazione internazionale del Prosecco affonda le radici nelle comunità operose che hanno plasmato il territorio delle colline della Valdobbiadene, oggi diventate patrimonio Unesco. La crescita esponenziale della produzione conseguente al successo globale del prodotto fanno di questo territorio un caso studio sulla necessità di individuare forme di governo locale dell’impatto dei flussi sui luoghi, anche quando i flussi si configurano come processi di crescita economica accelerata, ponendo in forte tensione gli assetti socioeconomici e antropologici che sono stati alla base dello sviluppo del prodotto. Il report si è posto l’obiettivo di alimentare una coscienza di luogo che tenga assieme la sfera dei valori comunitari, la pressione di interessi economici sempre più complessi e la sfida tra esigenze produttive e necessità riproduttive delle condizioni sociali e ambientali dello sviluppo, inteso come processo di civilizzazione oltre la semplice idea di crescita economica.
2017
Rigenerare i territori partendo dalla terra – Lo spirito della Smart Land
Committente: Progetto ARCA – Agricoltura per la Rigenerazione Controllata dell’Ambiente (2018)
Nel corso del 2017 AASTER ha compiuto, su incarico dei soci fondatori della società benefit Progetto ARCA – Rigenerazione territoriale, società benefit, un percorso di ricerca azione finalizzato a ricostruire il contesto territoriale della Vallesina (MC), all’interno del quale si colloca il Progetto ARCA. L’obiettivo della fase di indagine e ascolto è stato quello di definire un percorso d’implementazione e attivazione di processi di animazione orientati a valorizzare il ruolo dell’ agricoltore in una filiera basata su un modello agricolo innovativo e remunerativo. A tal fine si è indagato sulle dinamiche evolutive dell’agricoltura di questo territorio, sulle sue potenzialità di innovazione che oggi possono essere realizzate a partire dall’interazione tra le pratiche che oggi caratterizzano l’attività agricola, l’attività manifatturiera e l’azione istituzionale.
2016
Bergamo Smart Land: la rete dell’intelligenza territoriale
Committente: Impresa&Territorio
Quando si parla in senso esteso di innovazione in relazione alla dimensione del territorio si pensa normalmente alla grande città, alla metropoli, alla smart city, laddove il territorio diffuso, ancorché industrializzato come quello bergamasco, tende ad essere percepito come insieme di luoghi incapaci di appropriarsi dei codici della modernità. L’idea di fondo del progetto, imperniato sull’accompagnamento territoriale degli stakeholders della piccola e media impresa diffusa, è stata quella di comprendere il complesso rapporto tra il tema dell’innovazione sociale ed economica e quella che possiamo definire la questione territoriale.Punto di partenza necessario una ridiscussione, scomposizione, delle idee di innovazione, sviluppo e crescita ricevute. La vera questione da affrontare è che nella società odierna della globalizzazione dispiegata, crescita e sviluppo possono benissimo presentarsi sganciate. Il rischio che abbiamo davanti è di società caratterizzate da una “crescita senza sviluppo” laddove non si realizzi un incontro virtuoso tra smart city e smart land.
2012
Il corridoio dell’Italia di Mezzo: per una nuova rappresentazione dal Tirreno all’Adriatico e oltre
Committente: Regione Toscana
Il dispiegarsi del paradigma della modernità che pone al centro la dialettica tra flussi e luoghi ha posto ormai da tempo sotto pressione il tradizionale assetto istituzionale ereditato dal ‘900 inducendo la ricerca di nuovi assetti di governo territoriali di interessi e funzioni a livello di piattaforme territoriali e macroregioni transregionali. Una ricerca di nuovi assetti istituzionali accelerati dalla crisi dei corpi intermedi e dalla difficile stagione attraversata dalle istituzioni regolative locali della democrazia politica ed economica. Nella fattispecie la Regione Toscana ha voluto indagare le prospettiva dell’Italia di mezzo (Toscana, Umbria e Marche): un’area le cui istanze sono rimaste schiacciate fra l’emergere di quella che è stata per un periodo la questione settentrionale e la permanenza di quella meridionale. Un’Italia di mezzo alla ricerca di un nuovo spazio di posizione e di rappresentazione dentro le trasformazioni prodotte da globalizzazione e crisi.
2024
La metamorfosi dei territori:
coesione territoriale e coesione sociale
coesione territoriale e coesione sociale
Committente: •Regione Emilia Romagna
Il percorso di ricerca AAster si è articolato in oltre 50 interviste a testimoni privilegiati delle istituzioni locali, della dirigenza regionale, imprenditori, dirigenti delle rappresentanze economiche, della cooperazione, operatori della filiera turistica, dell’università. Un lavoro di taglio qualitativo che ha provato a comporre due tipi di informazioni: diagnosi e valutazioni sul percorso di crescita che ha portato l’Emilia-Romagna a posizionarsi in cima alle classifiche della crescita regionale italiana; segnali e suggestioni utili a definire le sfide che la regione ha davanti per mantenere un sentiero di qualificazione dello sviluppo in un contesto in veloce cambiamento. Senza eccessive pretese di sistematicità, e con una logica da bricolage. Insomma, quel “gran pezzo dell’Emilia” come la definiva Edmondo Berselli, è ancora un laboratorio territoriale per quanto sotto “stress”?Per muoverci in questa complessità, sono state utilizzate due chiavi di lettura. La prima interpreta la corsa con cui l’Emilia-Romagna post-2008 è arrivata nelle posizioni di testa della nuova geografia della crescita industriale (il LOVER, Lombardia-Veneto-Emilia-Romagna), come una transizione dal “non più al non ancora”, laddove il “non più” è rappresentato dal mix di policy, modelli produttivi, forme di governance, capacità istituzionali di reinventarsi, accumulate nei cicli lunghi dello sviluppo, dagli anni ’60 con i distretti industriali che si verticalizzano in filiere nel passaggio di secolo e poi dopo il 2008 con il rafforzarsi delle imprese leader (le attuali eccellenze) e le politiche regionali ad accompagnarne la crescita anche nelle traversie del terremoto. In Emilia non si è avuta deindustrializzazione e anche poca delocalizzazione: anzi, si è avuta neoindustrializzazione. Dunque un “non più” che in realtà perdura e trascolora, orienta il processo in corso, facendo da ponte verso il “non ancora”. Oggi nella visione degli attori, l’Emilia-Romagna è in una terra di mezzo tra questa eredità di accompagnamento all’eccellenza e il dispiegarsi di un “non ancora”, composto da sfide, opportunità ma anche faglie sociali e contraddizioni della società che viene avanti, ma verso la quale si fatica ancora ad elaborare visioni che consentano di incidere sul suo divenire. Due sfide emergono in particolare: la necessità di un salto di scala nelle politiche regionali verso l’alto dei livelli nazionale ed europeo per far fronte ai nuovi assetti della globalizzazione; i limiti sociali e ambientali della corsa emiliano-romagnola, esemplificati dall’innalzamento dei costi della riproduzione sociale nella piattaforma urbano-industriale della Via Emilia, la fatica del rigenerare nuove forme di coesione sociale e coesione territoriale. Lavorare sulla dimensione del “non ancora” significa porsi il problema di come fare il salto dal modello delle “Valley” come politica industriale e rappresentazione iconica della varietà di specializzazioni forti, alle piattaforme territoriali come “nuova sintesi sociale” tra crescita e coesione.
2021
Fondazione Democenter
Committente: •Fondazione Democenter, Modena
Il tema dell’innovazione sociale pur presentando una lunga storia, ha conosciuto una ascesa spettacolare soprattutto dopo lo scoppio della crisi economica e finanziaria del 2008-2009. Condivisione, collaborazione, reciprocità, contribuzione, fino all’affermarsi del tema generale della sostenibilità, sono concetti che costruiscono una matrice simbolica e normativa non solo del discorso sociale, ma di molti dispositivi di politiche pubbliche soprattutto nel contesto europeo. Tratto comune ne è il carattere liminale, ibrido, programmaticamente spurio, il suo essere esito di assemblaggi tra mercato, tecnologia, pubblico, civismo, ecc. Il concetto di innovazione sociale comprende oggi un vastissimo insieme di pratiche, culture, soggettività sociali e politiche pubbliche. Proprio per questo l’innovazione sociale deve essere considerata una particolare metodologia di azione pubblica fortemente influenzata dai differenti contesti geografici, storici e culturali. L’innovazione sociale non è un contenuto specifico da trasmettere eguale a sé stessa da un centro alle periferie, ma una metodologia di intervento le cui caratteristiche sostanziali dipendono da contesti e luoghi. Il tema centrale di questo “carotaggio” territoriale è l’esplorazione delle condizioni ambientali che possano favorire o al contrario ostacolare nel contesto territoriale della “Via Emilia”, pratiche di innovazione sociale intese soprattutto come costruzione di nuovi modelli di policy locale attraverso accordi di co-creazione del valore tra amministrazioni pubbliche e soggetti privati e/o sociali.
2021
Prosecco Superiore DOCG 2021
Committente:Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene
La rapida quanto esplosiva affermazione internazionale del Prosecco affonda le radici nelle comunità operose che hanno plasmato il territorio delle colline della Valdobbiadene, oggi diventate patrimonio Unesco. La crescita esponenziale della produzione conseguente al successo globale del prodotto fanno di questo territorio un caso studio sulla necessità di individuare forme di governo locale dell’impatto dei flussi sui luoghi, anche quando i flussi si configurano come processi di crescita economica accelerata, ponendo in forte tensione gli assetti socioeconomici e antropologici che sono stati alla base dello sviluppo del prodotto. Il report si è posto l’obiettivo di alimentare una coscienza di luogo che tenga assieme la sfera dei valori comunitari, la pressione di interessi economici sempre più complessi e la sfida tra esigenze produttive e necessità riproduttive delle condizioni sociali e ambientali dello sviluppo, inteso come processo di civilizzazione oltre la semplice idea di crescita economica.
2017
Rigenerare i territori partendo dalla terra – Lo spirito della Smart Land
Committente: Progetto ARCA – Agricoltura per la Rigenerazione Controllata dell’Ambiente (2018)
Nel corso del 2017 AASTER ha compiuto, su incarico dei soci fondatori della società benefit Progetto ARCA – Rigenerazione territoriale, società benefit, un percorso di ricerca azione finalizzato a ricostruire il contesto territoriale della Vallesina (MC), all’interno del quale si colloca il Progetto ARCA. L’obiettivo della fase di indagine e ascolto è stato quello di definire un percorso d’implementazione e attivazione di processi di animazione orientati a valorizzare il ruolo dell’ agricoltore in una filiera basata su un modello agricolo innovativo e remunerativo. A tal fine si è indagato sulle dinamiche evolutive dell’agricoltura di questo territorio, sulle sue potenzialità di innovazione che oggi possono essere realizzate a partire dall’interazione tra le pratiche che oggi caratterizzano l’attività agricola, l’attività manifatturiera e l’azione istituzionale.
2016
Bergamo Smart Land: la rete dell’intelligenza territoriale
Committente: Impresa&Territorio
Quando si parla in senso esteso di innovazione in relazione alla dimensione del territorio si pensa normalmente alla grande città, alla metropoli, alla smart city, laddove il territorio diffuso, ancorché industrializzato come quello bergamasco, tende ad essere percepito come insieme di luoghi incapaci di appropriarsi dei codici della modernità. L’idea di fondo del progetto, imperniato sull’accompagnamento territoriale degli stakeholders della piccola e media impresa diffusa, è stata quella di comprendere il complesso rapporto tra il tema dell’innovazione sociale ed economica e quella che possiamo definire la questione territoriale.Punto di partenza necessario una ridiscussione, scomposizione, delle idee di innovazione, sviluppo e crescita ricevute. La vera questione da affrontare è che nella società odierna della globalizzazione dispiegata, crescita e sviluppo possono benissimo presentarsi sganciate. Il rischio che abbiamo davanti è di società caratterizzate da una “crescita senza sviluppo” laddove non si realizzi un incontro virtuoso tra smart city e smart land.
2012
Il corridoio dell’Italia di Mezzo: per una nuova rappresentazione dal Tirreno all’Adriatico e oltre
Committente: Regione Toscana
Il dispiegarsi del paradigma della modernità che pone al centro la dialettica tra flussi e luoghi ha posto ormai da tempo sotto pressione il tradizionale assetto istituzionale ereditato dal ‘900 inducendo la ricerca di nuovi assetti di governo territoriali di interessi e funzioni a livello di piattaforme territoriali e macroregioni transregionali. Una ricerca di nuovi assetti istituzionali accelerati dalla crisi dei corpi intermedi e dalla difficile stagione attraversata dalle istituzioni regolative locali della democrazia politica ed economica. Nella fattispecie la Regione Toscana ha voluto indagare le prospettiva dell’Italia di mezzo (Toscana, Umbria e Marche): un’area le cui istanze sono rimaste schiacciate fra l’emergere di quella che è stata per un periodo la questione settentrionale e la permanenza di quella meridionale. Un’Italia di mezzo alla ricerca di un nuovo spazio di posizione e di rappresentazione dentro le trasformazioni prodotte da globalizzazione e crisi.