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La fiducia e le esperienze sono il vero propellente per il Sud

di Aldo Bonomi     Microcosmi – Il Sole 24Ore       VeneziePost

Sostengo da tempo che nelle tre Italie del sociale stressato a Nord per competere, nel centro nostalgico del carsico cooperare per fare economie, il Sud ha molto da raccontare nel suo tessere e ritessere capitale sociale che interroga il fare economia. Lo raccontano libri che hanno colto lo spaesamento dell’essere senza rappresentanza se non si fa rappresentazione e racconto altro dallo storytelling. Ci dicono quanto sia difficile produrre e riprodurre parole chiave del sociale come fiducia e militanza. Della fiducia, la “merce” che più la si usa più aumenta, tratta il libro di Fabrizio Minnella Comunicare vuol dire fiducia (Rubettino). Come responsabile della comunicazione della Fondazione con il Sud ha provato a ridar fiducia all’azione sociale nel mezzogiorno mitridatizzato da anni di annunci da intervento straordinario e dar senso e significato ad un messaggio fondazionale che diceva prima costruiamo legame sociale poi l’economico verrà. Da qui il praticare una comunicazione generativa di legame comunitario per ricominciare ad essere vicini ed assieme, provocatoria nel dare numeri degli ultimi ed esempi del si può fare, per poi interrogare i tanti dubbiosi che partendo dal capitale sociale ricostruito si potesse fare sviluppo, imprese e lavori. Linguaggio da manuale di comunicazione in ambiente difficile e sfiduciato che dà la soluzione raccomandando ai comunicatori «di non smarrire mai l’odore delle pecore». Indicando a creativi ed eventologi che senza il pastore don Antonio Loffredo non ci sarebbe la comunità in itinere del rione Sanità e del progetto delle Catacombe che partendo dal sottosuolo sociale è ormai volato nella comunicazione alta della rinascita napoletana. I sussurri dei molteplici esempi del si può fare sono diventati rumore e immagini di volti che parlano. Si oltrepassa il confine del comunicare con il docufilm Oro Rosso (il pomodoro ricchezza e schiavitù) per poi promuovere un bando Social Film Production Con il Sud non per fare spettacolo, ma alleanza con quel sociale creativo e spesso precario dei tanti che lavorano comunicando le inquietudini del disagio.

Ma senza perdere la barra nella nebulosa seducente della società dello spettacolo del valore esperienziale di un asilo nido, di un parco piattaforma di esperienze di comunità (Paduli) o del contaminante progetto “Con i bambini”. Minnella ci ricorda che il vero mezzo sono le esperienze. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza un rovesciamento dello spazio di posizione comunicativo voluto dall’ex presidente Borgomeo passando dal “caritatevole” Fondazione PER a Fondazione CON il sud, da “sindacalismo del territorio” dando voce a quelli vicini per parlare a quelli lontani. Che permette oggi al presidente Consiglio di indicare nella comunicazione una strategia fondamentale per scheggiare ed interrogare i piani alti dell’indifferenza. Facendosi così portavoce delle pratiche militanti sui territori. Di cui danno conto Andrea Morniroli e Gea Scancarello nel libro che già nel titolo Non facciamo del bene (Donzelli) per dirla alla Minnella, «fa passare un macigno per un sassolino» già nella conclusione: “il lavoro sociale o è politico o non è”. Ci arrivano mettendo in fila sassolini di esperienze, raccontando una prassi che si fa teoria non solo per comunicare, ma per dar senso ad un lungo lavoro nel sociale e ad un giornalismo di inchiesta interrogante che fa delle buone pratiche un macigno dentro le contraddizioni del sistema. Cercano tracce di soggettivazione politica che sta dentro e contro ponendo il tema della cura assieme a quello dei diritti. Partendo da Sud, dalla Calabria della tragedia di Cutro, seguono il macigno del migrare, nel litorale Domizio in Campania rendono visibile la città invisibile della forza lavoro schiavizzata tra camorra e caporalato. Risalgono a Nord nell’alta langa astigiana dove coprogettano con sindaci accoglienza diffusa sino a coinvolgere, in una logica da affitto breve sociale, le famiglie dei comuni dell’abbandono mettendosi in mezzo al nodo del ripopolamento e del buon lavoro. Seguendo il filo del disagio e della salute mentale si racconta a Milano la cooperativa Olinda nell’ex ospedale psichiatrico e collegandosi con la Trieste di Basaglia e Rotelli, si convoca una conferenza autogestita sulla salute mentale. Per poi tornare a Napoli con la cooperativa Dedalus contaminando la politica e con l’assessore al welfare si indica nel lavoro di strada il farsi operatori di comunità. Strade da percorrere nelle aree interne e nei tornanti del “Forum differenze e diversità” facendo comunicazione politica. Libro denso di tracce per trasformare la disperazione in speranza: la disperanza come ci insegna Marco Rossi Doria.

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