Isola felice in un Piemonte che arretra: i segreti del successo albese in una ricerca
La Fondazione Don Gianolio ha promosso un seminario sull’evoluzione socio-economica di Langhe, Valle Belbo e Roero
Un partecipato convegno, organizzato dalla Fondazione Don Gianolio in collaborazione con Apro Formazione, ACA, Consorzio Aaster e Fondazione CRC, ha avuto luogo ieri sera, mercoledì 26 febbraio, nei locali dell’Associazione Commercianti Albesi. Con un titolo “Ricordare il futuro” che è una contraddizione di termini, quasi un ossimoro, si è voluto ragionare su ciò che è stata l’evoluzione socio-economica del territorio di Alba, Langhe, Valle Belbo e Roero, partendo da una ricerca del Consorzio Aaster, commissionata dalla Fondazione Don Gianolio su stimolo della direzione di Apro Formazione, la più importante realtà formativa professionale dell’albese.
Dopo i saluti di Giuliano Viglione, presidente di ACA e di Olindo Cervella presidente della Fondazione Don Gianolio, è stato il dottor Salvatore Cominu a illustrare i risultati dello studio: “Per alcune ragioni la provincia di Cuneo ed in particolare l’Albese sono un rebus per chi si occupa di economia. Mentre il Piemonte ha perso posizioni in favore di altri distretti produttivi, questi territori hanno tenuto, se non aumentato le loro performance. Le ragioni sono molteplici, e una viene indicata nella spiccata mentalità orientata al lavoro delle persone, perché se è vero che certi servizi, ad esempio le scuole vengono percepiti come efficienti, altri come la logistica sono assai carenti”.
Il professor Aldo Bonomi, sociologo e fondatore del Consorzio Aaster ha poi analizzato i temi raccolti in una pubblicazione a disposizione dei partecipanti: “La formazione è la prima sentinella ad accorgersi del terremoto. L’innovazione, come la proprietà ‘obbliga’ e credo che le fondazioni e molte parti sociali come le Camere di Commercio, Confindustria, i Comuni stessi si stiano muovendo, per sviluppare capacità umane all’altezza dell’algoritmo. Non quello dei social, ovvio, ma quello che compone le ‘reti lunghe’, a livello mondiale. Occorre ricostruire l’Urbano Regionale, partendo dai piccoli comuni gioiello, per passare alle città snodo, ad esempio Alba e Bra, e arrivare alle città medie. Non c’è abitare se non c’è comunità”.
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