Come cambieranno le geografie economiche dell’Italia del Nord
di Aldo Bonomi Microcosmi – Il Sole 24Ore Veneziepost
Questo spostamento manifatturiero dispiega ecosistemi dell’innovazione produttiva in transizione nell’asse ovest-est a cui si aggiunge un asse nord-sud tra Bolzano e Bologna passando per Verona e si innesta lungo la Via Emilia. Di balzo in balzo, di città distretto e città medie, si disegna la piattaforma dei nuovi lavori e imprenditorialità con dentro tecnologia e sfida dei big data e dell’intelligenza artificiale. Geografia innervata dalla nuova catena del valore oltre le mura della fabbrica che disegna la ragnatela del valore in quel deposito logistico lineare nello spazio di posizione della pianura padana e degli Appennini che si incunea verso l’Europa del burro. Si rappresenta la spazialità della logistica fatta di porti, interporti e le nuove fabbriche di quella placca logistica tra merci e dati con i territori di Lodi, Tortona, Alessandria, l’area metropolitana milanese incrocio di reti ferroviarie ed aeroportuali, per poi attraversare Bergamo, Brescia, sino al quadrante Europa di Verona e il porto di Trieste. Mappando il territorio seguendo le reti hard ma anche seguendo le reti soft, che per volare hanno bisogno dei moderni magazzini che sono i data center infrastrutture per l’archiviazione e la protezione dei dati. Nella sola regione milanese sono ben 32 e si segnala il ruolo che in questo settore sta assumendo l’area bolognese. Ed è la geografia, la geostoria, che ci aiutano a capire perché qui più che altrove appaiono le moderne quattro repubbliche marinare. Una sul Mar Ligure: Savona-Genova-La Spezia; tre sul Mare Adriatico: Ravenna, Venezia-Chioggia-Monfalcone, Trieste-Capodistria. Mappe di regioni porto che si interrogano sulla blu-economy con una interessante distinzione tra mare estrattivo e mare logistico mappando piattaforme galleggianti per trivellare da un lato, e merci e crocieristica dall’altra.
Non poteva mancare uno sguardo sul confine di terra il filamento transfrontaliero tratteggiato dai ricercatori solo sull’asse Bologna-Bolzano seguendo il meglio del distretto alpino. Che incuneato nella macroregione alpina vede anche ad ovest reti hard della logistica sugli assi Torino-Lione, Monte Bianco, Gottardo che attraversano un ecosistema tutto da raccontare. Nel mappare le geografie operazionali dello smottamento territoriale i ricercatori del DAStU ci restituiscono «spunti utili…sui processi di governo delle regioni urbane del Nord Italia». Seguendo lo smottamento territoriale e la metamorfosi della manifattura la ricerca ridisegna distretti, città snodo e piattaforme, reti di innovazione, di logistica delle merci, dei saperi e dei big data con una infografica che tratteggia l’arazzo della ipermodernità che viene avanti. Ma ogni arazzo-rappresentazione rimanda all’ordito sociale delle tessiture che lo sorreggono. Definiscono territori specchio «i territori perdenti nel neoliberismo competitivo» solo riflessi ai margini del grande racconto dell’ipermodernità che avanza. Forse, per evitare che lo specchio vada in frantumi occorre scomporre e ricomporre l’effetto riflesso andando dentro lo specchio con un terzo racconto di geografia della composizione sociale che vive, abita e lavora nelle piattaforme territoriali. Disegnando così quella piattaforma sociale senza la quale non reggono le piattaforme delle reti, della tecnica, delle imprese e della logistica.