Editoriali e Interviste, News

Fare sindacato con una coscienza dei luoghi

di Aldo Bonomi  Microcosmi – Il Sole 24Ore

Cercando di capire e di mettersi in relazione con la composizione sociale in cambiamento partendo dal tessuto manifatturiero con 25mila addetti e 12mila nell’edilizia, il commercio, l’agricoltura, ma anche con la crescita della logistica dei servizi alle imprese, al turismo, alle persone, in quella nebulosa delle economie fondamentali dell’abitare, della salute, dell’ambiente e della demografia che fanno la tenuta di un territorio.

Fare Sindacato di territorio può sembrare un sincretismo che volge lo sguardo all’indietro: alle leghe contadine, agli albori di quella fiumana in movimento dai campi e dalle officine che chiedeva diritti per il quarto stato. Oggi nell’iperindustrializzazione della “fabbrica territoriale” riappare una moltitudine di composizione sociale che chiede rappresentanza. Non so se avesse chiaro Barbara Distaso segretaria Cgil del comprensorio Valle Camonica-Sebino dove si stava incamminando, quando ha promosso un lavoro di relazioni territoriali andando oltre le mura della fabbrica e suonando una musica oltre le canne d’organo fordiste delle rappresentanze. Forse nel “ricordare il futuro” di un agire sindacale da “relazionesimo” seguendo le tracce dei lavori e del disagio sociale l’ha aiutata la geografia dei luoghi.
Una piattaforma territoriale di vallate alpine, con le montagne a definirne i confini con la testa nel distretto del turismo delle nevi e i piedi nel centro della manifattura lombarda sull’asse Bergamo-Brescia con tanto di risalita storica del ciclo siderurgico e metalmeccanico. Ha trovato memoria anche di un Patto Territoriale a cui era stato chiamato il sindacato a cavallo del secolo quando ci si interrogava sul destino delle imprese nella metamorfosi di quel ciclo industriale che ridisegnava il territorio. Che oggi si tende a raccontare con i suoi poli di eccellenza: dei turismi Ponte di Legno e il Tonale, il lago di Iseo con il grande evento di Christo e la sua installazione sulle acque, per poi arrivare alla Franciacorta degli spumanti facendone spesso un luogo dell’attraverso più che del vivere e del lavorare. Che il sindacato ha cercato di capire andando per Comuni di fondovalle, organizzando incontri sui bisogni territoriali: la mobilità e il digitale a Edolo, la sanità e la salute a Niardo, la fragilità e l’ambiente a Rogno, il buon lavoro e i lavori a Pisogne. Alzando lo sguardo ai piccoli Comuni abbarbicati in alto, a quelli in basso del distretto produttivo, all’agricoltura di montagna, alla crisi ecologica ed alla risorsa acqua che non è solo un tema da evento lacustre o di turismo, ma di comunità energetiche e utilities come Enel e A2A. Cercando di capire e di mettersi in relazione con la composizione sociale in cambiamento partendo dal tessuto manifatturiero con 25mila addetti e 12mila nell’edilizia, il commercio, l’agricoltura, ma anche con la crescita della logistica dei servizi alle imprese, al turismo, alle persone, in quella nebulosa delle economie fondamentali dell’abitare, della salute, dell’ambiente e della demografia che fanno la tenuta di un territorio. Questo lavoro mi è parso un sincretico tentativo di fare sindacato tenendo assieme coscienza di classe e coscienza di luogo. La Cgil ne ha elaborato un documento di lavoro partendo dalle preoccupazioni condivise: dallo spopolamento delle valli laterali e dal come fare neopopolamento, a quello dei servizi sociosanitari, ad una visione dei turismi non come puro flusso e al come progettare nuova occupazione per i giovani e nuova cittadinanza. Con la richiesta di una co-progettazione delle dinamiche di sviluppo della piattaforma territoriale e di come dialogare con istituzioni locali come la Comunità Montana, ma anche con le politiche, le autonomie funzionali (Camera Commercio-Università) e i servizi delle città medie come Bergamo e Brescia di cui il comprensorio non è periferia, ma smart land centrale. Ne ha discusso con i sindaci ragionando di area vasta e protagonisti del territorio come l’agenzia dei trasporti di Brescia, con i protagonisti di un ritorno per cambiare e della pratica ecologica diffusa, il forum del terzo settore, il tema delle donne maltrattate, la Rsa sul tema degli anziani e le partite Iva al lavoro nel nuovo ciclo terziario e dei servizi.

Sullo sfondo di questo lavoro di tessiture sociali rimane per tutti il come fare rappresentanza e sindacato di territorio o, tema ancor più problematico, sindacato di comunità in un territorio in cui i flussi del cambiamento tumultuoso spesso inducono a rinserrarsi nel localismo rancoroso. Anni fa avevo definito “aree tristi” le vallate alpine in preda all’anomia rispetto ai flussi che le attraversavano. Questo microcosmo mi fa sperare che sono tempi in cui i territori del margine prendono voce anche grazie ad un sindacato che tiene conto del monito di un grande operaista che scriveva: «il movimento operaio ha cominciato a perdere quando ha cominciato a correre…e non dietro alle contraddizioni, piuttosto davanti alla modernizzazione sempre crescente».

bonomi@aaster.it 

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