Bonomi: «Oltre la pandemia solo con le comunità di cura»
Il sociologo e fondatore del consorzio Aaster: «Siamo alla fine di un mondo» La lezione di Padova 2020: «Vince l’orizzontalità operosa del terzo settore»
Intervista – Il Mattino
Le reti fra pari, le relazioni di prossimità, i quartieri e i piccoli paesi, il volontariato. Vincono perché sono orizzontali, proprio come orizzontale è la medicina di territorio – tanto invocata nell’ultimo anno – rispetto agli hub di cura, ai grandi ospedali. Orizzontale significa capillare, diffusa, agile, resiliente. Sono qualità. «E sono anche la forma perfetta per costruire comunità», spiega Aldo Bonomi, sociologo e direttore del consorzio Aaster. «Con la pandemia siamo di fronte alla fine di un mondo. Come ne usciamo? Certo, con il Recovery Plan. Ma Padova capitale del volontariato ci insegna che se ne esce soprattutto in comunità. Se gli insegnanti fanno bene il loro lavoro, se la sanità funziona, se le categorie economiche e le parti sociali e le imprese si sentono parte di questa comunità. Perché la risposta non sarà mai il volontariato, ma una comunità di cura vasta, che sappia convocare l’alleanza di una comunità operosa».
il territorio e la comunità
Come funziona questa reazione, e come un territorio può dar vita a una comunità, Aldo Bonomi lo spiegherà – con la sua solita abilità divulgativa – oggi pomeriggio, alle 18.30. «Chiariamoci sul termine territorio», anticipa lui. «Parlare di volontariato e territorio significa tenere insieme la crisi ambientale – della quale si occupano tante associazioni – con la crisi sociale del welfare, le forme di convivenza, l’attenzione agli ultimi. Il territorio è fondamentale nel salto d’epoca. Nel ’900 il paradigma era capitale-lavoro, con lo Stato in mezzo. Oggi ci sono i flussi che cambiano i luoghi e in mezzo c’è il territorio come luogo delle due crisi, climatica e sociale». Cosa sono i flussi, si può intuire. Ma Bonomi spazza via i dubbi: la finanza è un flusso, si pensi alla crisi delle banche e alla sua conseguenza. Le internet company sono un flusso, come Amazon a Rovigo; le multinazionali, il turismo, le migrazioni che impongono rapporti con nuovi cittadini innescando questioni sociali. E internet, la pandemia che riguarda i corpi e impone le distanze: tutto è un flusso».
la risposta alla pandemia
Quello che ha fatto il volontariato di Padova capitale europea è stato tenere in piedi una rete di socialità in mezzo al flusso della pandemia, che quella socialità poteva interrompere del tutto. «In uno scenario come quello, abbiamo capito l’importanza dell’orizzontalità diffusa», va avanti Bonomi. «Che poi è, appunto, la forma del volontariato. La forma delle reti, delle comunità». Solo che prima della pandemia, l’unica comunità che sembrava aver voce era quella del rancore: «Si avvertivano fenomeni di rinserramento, di chiusura. Perché non tutto ciò che è orizzontale ha connotazioni positive», precisa Bonomi. «Invece Padova ha fatto prevalere la comunità di cura, cioè il volontariato, il terzo settore. È stata vincente perché ha messo in moto anche la comunità operosa, innescando un altro modello di sviluppo. Solo con questa alleanza ci si rapporta in modo efficace con i flussi».
Ci sono tante forme di comunità, fa capire il sociologo, citando Eugenio Borgna: «Nella pandemia ci siamo accorti di essere dentro una comunità di destino esistenziale che consiste nel riconoscersi nel disagio dell’altro». Alla fine della pandemia, invece – quando arriverà quel momento – probabilmente non ci riconosceremo più in quello che ci era abituale fino a non molti mesi fa. «E allora sì, saremo di fronte alla fine di un mondo», conclude Bonomi, «e ne verremo fuori solo insieme, con una comunità di cura».